“È per me un motivo di grande orgoglio far parte della storia della Juventus. Ringrazio la società, i miei allenatori e i compagni di oggi e di ieri che mi hanno permesso di raggiungere questo straordinario traguardo. Se devo essere sincero in questo momento non riesco neanche ancora a rendermene conto, con il passare del tempo questa sensazione sarà ancora più forte, ne sono certo.
Oggi, infatti, sono preso dall’agonismo, dall’attualità, non è ancora il momento di ricordare goals fatti e trofei vinti, sarà qualcosa che guarderò con un occhio diverso fra qualche anno. Ora lo vivo come uno stupendo traguardo conquistato, ma al tempo stesso come una tappa importante di un lungo viaggio”. (Alessandro Del Piero)
(Su Gianpiero Combi) “Voleva quasi lasciare, lui rappresentava la parte commerciale della nostra distilleria di liquori e doveva partire per l’America. Ne ha parlato alla Juventus e così è diventato professionista. Ha avuto la prima macchina ‘501’ ed è diventato grandissimo. Io mi ero dato al canottaggio. Mi attirava quella disciplina seria, ed ho vinto due titoli italiani; ma mio fratello è stato un vero campionissimo. Ha giocato con tre costole incrinate, dopo una partita con il Modena; con la Cremonese ha giocato con la vertebra coccigea
incrinata e stava appoggiato al palo ed interveniva quando era necessario. Non voleva perdere il posto, si preoccupava sempre di perderlo. Forse più si è bravi meno si è sicuri di esserlo. Ha giocato anche con l’itterizia, tutto fasciato, nel gran freddo; ha giocato con i polsi e le dita e la faccia scassati; ha giocato ”.
(Maurizio Combi)
“La mentalità vincente l’ho imparata alla Juve. Soltanto lì ho capito che vincere era un obbligo, fare parte di uno dei più grandi club del mondo ti pone l’’imperativo del risultato. Quando perdevamo, era un dramma. Il calcio è semplice: quando lo si pratica ad alto livello, ogni tre giorni c’è una nuova partita. E questo ti fa
scendere in fretta con i piedi per terra dopo una vittoria. E quando perdi, sei obbligato a lavorare
più duramente”. (Zinedine Zidane)
(Su Julio Cesar) “A volte è convinto di essere ancora sulla spiaggia di Copacabana”. (Gianni Agnelli)
“La prima volta che Boniperti mi parlò di Karl Hansen, ne fissò le capacità, lui che in poche parole sa sintetizzare un mondo (Boniperti è un immenso cranio calcistico), con queste parole: ‘Karl avrebbe potuto giocare tre partite in un giorno’”. (Vladimiro Caminiti)
“La Juventus è l’unica donna della nostra vita che non c’ha mai tradito”. (Giampiero Mughini)
“Feci il provino in Piazza D’Armi, sotto gli occhi di Felice Borel detto Farfallino. La domenica giocai contro il Fossano, vincemmo 7- 0 e segnai sette gol. Carlin Bergoglio, il fondatore di Tuttosport, scrisse: oggi alla Juve è nato un settimino. Era il 12 maggio 1946”. (Giampiero Boniperti)
(Su Gianni Agnelli) “Era un grande punto di riferimento per noi, si parlava di calcio, soprattutto di calcio, ma nell’argomento lui metteva riferimenti alla vita quotidiana, con ironia, competenza, curiosità. Ci mancheranno quelle sue punzecchiature che facevano del calcio un ambiente ricco di umanità. Mi ha fatto i complimenti
parecchie volte e io arrossivo le prime volte, poi sempre meno. Con l’Avvocato scompare uno dei più grandi personaggi del secolo. Il calcio e non solo la Juventus, lo sport in generale, perde un grandissimo. E dire che il calcio per lui era solo un divertimento. Infatti, Agnelli ha fatto molto di più per la crescita dell’Italia”.
(Antonio Cabrini)