La Juventus nelle parole di chi l’ha resa grande (quattordicesima puntata)

  • (Su Alessandro Del Piero) “È un esempio per il calcio italiano, un esempio per i giovani
    soprattutto e anche per chi gioca insieme a lui”. (Nicola Legrottaglie)
  • (Rispondendo alla domanda: “All’Heysel era giusto giocare?” ): “Io non volevo, e neppure il presidente del Liverpool. Ci hanno convinto per ragioni di sicurezza. Poi la partita è stata vera, anche se il rigore su Boniek non c’era. Io i morti li ho visti e li ricordo tutti, neri, schiacciati, con le bandiere bianconere intorno al collo. I nostri morti. Anche per questo non sarebbe stato giusto restituire la coppa: noi la vincemmo per loro”. (Giampiero Boniperti)
  • (Rispondendo a chi chiedeva nel 1999: “”La Juve degli anni Novanta ha provato a imitarvi?”) “No, no. Loro vincevano, e tanto, anche prima di noi. Diciamo che con l’avvento di Berlusconi siamo riusciti a portarci sugli alti livelli e ci siamo rimasti a lungo. La Juve è sempre stata un esempio per tutti. Le qualità che mantiene nel tempo sono la serietà e la continuità nei successi, altrimenti non avrebbe collezionato 25 scudetti nella sua lunga storia”. (Franco Baresi)
  • “Maradona è sempre il migliore al mondo, ma uno come lui alla Juve non potrebbe proprio viverci”.
    (Gianni Agnelli)
  • (Una volta a Giampiero Boniperti) “Se fossi venuto alla Juve quando dovevo, magari avrei avuto una vita privata più serena”. (Diego Maradona)
  • “Il mondo della borghesia contro il mondo del proletariato? Sembra di sì… E perfino i colori sembrano confermarlo: le strisce e il bianco e il nero, prova di anglicismo, di eleganza, di sofisticheria; il granata, nella sua semplicità, di tutto il contrario”. (Mario Soldati)
  • (Su Gianni Agnelli) “Aveva una grande capacità di giudicare perché era un profondo conoscitore del
    mondo del calcio e non parlava mai a caso”. (Alessandro Del Piero)
  • (Su Raimondo Lanza di Travia, presidente del Palermo e amico di Gianni Agnelli) “Ogni volta che
    giocavo a Palermo mi chiamava da parte e mi diceva: fammi la rovesciata tutta per me, ti do dieci mila
    lire. Dieci mila lire di allora… Veniva apposta a vedere il nostro allenamento… Era un amicone del presidente… Qualche volta mi regalava la medaglietta d’oro…”. (Carlo Parola)
  • “Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare che, se fossi un arbitro gli darei una medaglia”. (Gianni Agnelli)
  • (Sull’annata 1950/1951): “La Juventus ha una ‘rosa’ limitata. Di sedici. Il diciassettesimo per ragioni altamente scaramantiche, non è gradito. Altamente o bassamente, le ragioni che si appellano alla superstizione sono tutte valide nel calcio. Non esiste giocatore che non si cauteli con toccatine, giravolte, segni tripli o quadrupli di croce, in campo, fuori campo, che non tocchi la pelata del dirigente, non vada a calciare in porta. Taluni entrano sempre in coda al gruppo. Ce ne sono con il pacco di sale nell’armadietto, anche settentrionali. Con una manciatina cacciano il malocchio… ”. (Vladimiro Caminiti)
  • (Dal discorso sul ritorno in Serie A della Juve) “Oggi è il momento di ringraziare il nostro pubblico, i nostri tifosi, la gente della Juve. È il momento di ringraziare i ragazzi, i giovani, tutti quelli che non hanno mai smesso di credere nello sport e di credere in noi. Grazie a chi ha corso e non si è mai fermato, anche nei momenti più incerti e di fronte alle sfide più difficili. Ce l’abbiamo fatta. Tutti insieme. E allora grazie, per averci creduto e per non averci lasciati soli. Grazie per aver ricordato, in ogni momento, Alessio e Riccardo, che sentiamo con noi anche oggi. Oggi si chiude questa stagione e siamo pronti per ricominciare. Perché noi siamo, e saremo sempre, la Juve. Grazie a tutti”. (Alessandro Del Piero)

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